Esogestazione: l’importanza dei primi mesi di vita del neonato
Posted gennaio 15, 2011
on:Alla nascita il neonato umano si trova in una condizione alquanto diversa rispetto a quella della maggior parte degli animali. Egli infatti si trova in uno stato di dipendenza quasi totale nei confronti dei genitori e, in generale, dell’ambiente circostante.
Lo sviluppo del sistema nervoso centrale, e di conseguenza l’ingrossamento della capacità cranica, ha determinato un meccanismo di selezione naturale che avrebbe favorito la nascita di piccoli ‘prematuri’, con una dimensione della testa e uno sviluppo cerebrale incompleto, rispetto a piccoli più maturi ma che avrebbero potuto essere partoriti solo con gravi difficoltà, a causa dell’enorme grandezza cranica rispetto a quella del canale del parto. Da ciò deriverebbe il fatto che una parte significativa dell’accrescimento endouterino avviene dopo la nascita, restando il bambino nelle prime settimane in gran parte disadattato alla sopravvivenza sia sotto il profilo dell’adattamento motorio sia dal punto di vista dell’adattamento cognitivo e sociale.
Infatti i primi mesi di vita vengono considerati come periodo di ‘esogestazione’, di completamento esterno della gestazione endouterina. Si tratta di un periodo di passaggio al di fuori del ventre della madre in cui il bimbo si adatta in modo graduale alla vita extrauterina.
Un neonato è dotato di istinto e riflessi innati, ha trascorso la sua vita all’interno dell’utero, contenuto e coccolato dal liquido amniotico, il suo modo di comunicare è ancora immaturo, conosce il pianto come mezzo di comunicazione e vede ad una distanza di 20 cm circa, la distanza tra i suoi occhi e il viso della madre quando lo prende in braccio.
Da un momento all’altro si trova in un mondo fatto di luci forti, rumori che non sono quelli ovattati dell’utero. Non è più contenuto e coccolato continuamente. Sente la sensazione di fame e sete e la sua pelle delicata, abituata al contatto con il liquido amniotico, viene a contatto con il cotone dei vestiti e la plastica del pannolino. La nascita e il suo trauma inducono a una attenzione significativa verso il bambino e i suoi bisogni. Non solo egli va tutelato nel suo diritto alla vita, ma gli va riservata tutta l’attenzione e l’amore che lo portino a superare l’esperienza totale di solitudine, angoscia e dolore. Tutti gli operatori dovrebbero fare in modo che la madre, possa esercitare nei confronti del piccolo un’azione di riparazione affettiva, ripristinando e restaurando con altri mezzi il legame che la nascita ha così traumaticamente turbato.
Questo non significa che il neonato ha un carattere passivo e impotente nella scena delle prime relazioni sociali. Ormai è noto, da molti studi effettuati a partire dagli anni settanta, che il neonato ha una memoria, è competente ed è un protagonista attivo dotato di proprie strategie di adattamento nell’ambiente sociale in cui si trova. Il bambino costruisce l’ambiente del proprio sviluppo, mentre l’ambiente contribuisce a favorirne la crescita. Tutto ciò risulta estremamente importante per favorire l’evoluzione della nostra specie.
Insieme alla gestazione e al parto, l’esogestazione risulta un evento di estrema rilevanza nella vita della persona, in cui gran parte della salute del bambino, ma anche dei neogenitori, dipenderà dal modo in cui la loro relazione si svilupperà nei mesi successivi a partire dalle prime immediate esperienze di relazione.
Valeria Conti
Fonte: BRAIBANTI Lorenzo, “Parto e nascita senza violenza”, Red Edizioni, 2009
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